Ingredienti per 1 persona:
1 mattina con il sole di un giorno prefestivo
1 villa storica bellissima e accogliente
1 sottofondo di cinguettii e corse sui prati
1 libro caro al cuore
1 gustosa colazione in un posticino tranquillo dove ci si possa fermare a leggere
1 mostra e/o 1 museo capaci di suscitare stupore
e se si vuole esagerare
Q.B. di shopping sofisticato in un bookshop museale.
Questa è la sua versione tipicamente romana, ma la ricetta è personalizzabile in base ai propri gusti, ai prodotti locali e a quel che offre la stagione.
Io ho miscelato con cura un sabato mattina di febbraio, L’ora del tè di Alexander McCall Smith e Villa Torlonia che da sola mi ha fornito: i prati, la Casina delle Civette, la mostra sulle ceramiche di Gio Ponti al Casino dei Principi, La Limonaia per la colazione ed il bookshop museale.
Essendo arrivata presto, troppo perché La Limonaia fosse aperta, per prima cosa ho visitato l’esposizione Gio Ponti il fascino della ceramica.
Gio Ponti era l’architetto milanese a cui nel 1923 fu affidata la direzione artistica della Società Ceramica Richard-Ginori.
La produzione della fabbrica all’epoca languiva limitandosi alle imitazioni e Ponti la rivoluzionò traendo ispirazione dall’arte antica, dalla prospettiva rinascimentale, dal Palladio e dal Neoclassicismo, ideando ceramiche di altissima qualità, bellissime, moderne ed ironiche.
Nel 1925 a Parigi la giuria dell’Esposizione Internazionale di Arti Decorative conferì alla ditta italiana il Grand Prix ed al prestigio si unì il successo commerciale perché la vendita del campionario fu straordinaria.
A questo proposito ho trovato molto istruttivo scoprire che il metodo di lavoro che Ponti introdusse nella Manifattura di Doccia non si limitava all’aspetto creativo, ma comprendeva lo studio della grafica dei cataloghi, degli annunci pubblicitari, delle etichette dei prezzi, dei marchi di fabbrica e della commerciabilità dei prodotti, nulla veniva da lui tralasciato. Per darvi un altro indizio su quanto fosse eclettica la personalità di questo architetto vi dirò che negli anni trenta disegnò le scene ed i costumi per il Teatro alla Scala.
Comunque, le opere esposte al Casino dei Principi erano davvero molto belle, alcune soprendenti. La coppa nella foto è inititolata Circo, è di porcellana bianca e oro con decoro nero e grigio.
Tornando alla mia gita, poco prima delle undici sono andata a fare colazione: una fetta di torta al cioccolato e un cappucino con cacao.
Il locale de La Limonaia è molto carino e luminoso, anche se un po’ caro. La musica non è invadente e il cappuccino è diverso dal solito. Molto buono.
Mi sono fermata un’oretta assaporando l’esperienza della lettura al tavolino, in una mano L’ora del tè, nell’altra il cappuccino.
La serie di romanzi con protagonista Precious Ramotswe è in assoluto la mia preferita. Ogni romanzo, puntualmente, mi commuove, non perché le avventure di questa investigatrice siano tristi, anzi, ma perché Alexander McCall Smith regala sempre qualche riga di pura saggezza.
I casi su cui la No.1 Ladies’ Detective Agency deve indagare sono solo un pretesto per conoscere meglio l’ambientazione africana in cui si muovono i personaggi. Non so che darei per prendere il tè in Botswana con la signora Ramotswe e la signorina Makutsi, di cui, devo confessarlo, sono appassionatamente innamorata!
Ecco un dialogo fra le due tratto dal romanzo, tradotto da Stefania Bertola.
“Vado a sgranchirmi le gambe” disse alla signorina Makutsi. “Sono stata seduta per troppo tempo.”
La signorina Makutsi sollevò lo sguardo dalla lettera che stava leggendo. “E’ un’ottima idea, signora. Se non si sgranchiscono le gambe, il sangue finisce tutto nei piedi e non ne resta abbastanza per la testa. Per questo molte persone sono stupide. Hanno troppo sangue nei piedi.”
La signora Ramotswe fissò la sua assistente. “E’ una teoria interessante, signorina Makutsi. Ma non sono sicura che sia del tutto fondata. Conosco persone molto intelligenti che stanno quasi sempre sedute. Pensi all’Università del Botswana. Lì le persone passano tutto il giorno sedute, ma sono molto intelligenti. E’ evidente che al loro cervello affluisce abbastanza sangue. No, signorina, non credo che le due cose siano correlate.”
La signorina Makutsi fece una smorfia. “Non le conviene mettersi contro la scienza” bofonchiò. “In molti hanno commesso il suo stesso errore.”
Prima di mezzogiorno sono entrata nella Casina delle Civette, che non manco mai di visitare perché le sue vetrate artistiche donano una luce speciale agli ambienti ed io ogni volta immagino di arredare a piacer mio le stanze.
Potete ammirare quest’edificio fatato nella prima foto e se non ci siete mai stati andate perché, almeno qui a Roma, non c’è nulla di simile!
In fine sono passata a trovare i gatti. Villa Torlonia ospita una colonia felina accudita, quindi dietro i cespugli, qui e là, nasconde dei piccoli comprensori, dei gattocondominii abitati da mici soddisfatti e pasciuti, dalla sfericità giottesca.
Ehm… Sì, sì, naturalmente ho fatto anche una capatina al bookshop.
Ecco il link al sito dei Musei di Villa Torlonia.
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